CONFESSIONE, SACRAMENTO DELLA PENITENZA O DEL PERDONO
Papa Francesco ha detto che "affidarsi alla Misericordia di Dio è bellissimo".
Tra i sette sacramenti, la confessione resta quello più difficile da vivere. Probabilmente il fatto di dover ammettere davanti a qualcun altro i propri peccati provoca in noi qualche sentimento di frustrazione e di imbarazzo e questo è proprio ciò vorremmo evitare.
D'altra parte occorre ricordare che la confessione è l'unico sacramento che prevede un colloquio a tu per tu, con una risposta personalizzata e non standard, prevista da un rituale.
Tra i vantaggi della confessione occorre ricordare che dal confessionale si esce assolti e non più colpevoli.
L'aspetto più importante della confessione non è la pulizia dai peccati, ma il ripristino pieno del nostro rapporto con Dio: dalla confessione si vive una tale comunione con il Signore che si può vedere il mondo con i Suoi occhi, si può agire come Lui... in altre parole si diventa come un altro Gesù dei giorni nostri.
PECCATO O REATO?
Uno degli aspetti più difficili da comprendere è la distinzione tra il peccato ed il reato: non è raro sentir dire che non si ha peccato perché non si è fatto male a nessuno. In realtà il peccato non consiste nell'aver fatto male a qualcuno fuori da noi (come il reato), ma consiste nel fare il male a noi stessi.
L'ideale di vita di ogni cristiano è proprio Gesù: lui si è presentato a noi come via, verità e vita. Ogni battezzato può vedere realizzata la propria vita nel momento in cui centra l'obiettivo di essere come Gesù. Quando ci si accorge che la propria esistenza si discosta da questo obiettivo, lì c'è il peccato.
Per scoprire i propri peccati occorre farsi questa domanda: la mia vita rispecchia la vita di Gesù? Ho un rapporto con Dio come Lui? Agisco come Lui agirebbe fosse al mio posto? Vedo le cose come le vedrebbe Lui? Parlo come parlerebbe Lui? Tratto le persone come le tratterebbe Lui?... Chiaramente per poter rispondere in modo giusto a queste domande occorre che si conosca un po' bene Gesù e per far questo è necessario frequentare la Chiesa la quale ha ricevuto il mandato da Cristo stesso di annunciare il suo Vangelo.
Un aiuto valido per fare il proprio esame di coscienza sono:
Tra i sette sacramenti, la confessione resta quello più difficile da vivere. Probabilmente il fatto di dover ammettere davanti a qualcun altro i propri peccati provoca in noi qualche sentimento di frustrazione e di imbarazzo e questo è proprio ciò vorremmo evitare.
D'altra parte occorre ricordare che la confessione è l'unico sacramento che prevede un colloquio a tu per tu, con una risposta personalizzata e non standard, prevista da un rituale.
Tra i vantaggi della confessione occorre ricordare che dal confessionale si esce assolti e non più colpevoli.
L'aspetto più importante della confessione non è la pulizia dai peccati, ma il ripristino pieno del nostro rapporto con Dio: dalla confessione si vive una tale comunione con il Signore che si può vedere il mondo con i Suoi occhi, si può agire come Lui... in altre parole si diventa come un altro Gesù dei giorni nostri.
PECCATO O REATO?
Uno degli aspetti più difficili da comprendere è la distinzione tra il peccato ed il reato: non è raro sentir dire che non si ha peccato perché non si è fatto male a nessuno. In realtà il peccato non consiste nell'aver fatto male a qualcuno fuori da noi (come il reato), ma consiste nel fare il male a noi stessi.
L'ideale di vita di ogni cristiano è proprio Gesù: lui si è presentato a noi come via, verità e vita. Ogni battezzato può vedere realizzata la propria vita nel momento in cui centra l'obiettivo di essere come Gesù. Quando ci si accorge che la propria esistenza si discosta da questo obiettivo, lì c'è il peccato.
Per scoprire i propri peccati occorre farsi questa domanda: la mia vita rispecchia la vita di Gesù? Ho un rapporto con Dio come Lui? Agisco come Lui agirebbe fosse al mio posto? Vedo le cose come le vedrebbe Lui? Parlo come parlerebbe Lui? Tratto le persone come le tratterebbe Lui?... Chiaramente per poter rispondere in modo giusto a queste domande occorre che si conosca un po' bene Gesù e per far questo è necessario frequentare la Chiesa la quale ha ricevuto il mandato da Cristo stesso di annunciare il suo Vangelo.
Un aiuto valido per fare il proprio esame di coscienza sono:
- il comandamento dell'Amore (Amerai il Signore Dio tuo con tutto te stesso, Ama il prossimo tuo come te stesso)
- i Dieci Comandamenti,
- la Regola d'oro (fai agli altri quello che vuoi che gli altri facciano a te) .
PERCHÈ CONFESSARSI?
Molte persone ritengono che non sia necessario rivolgersi ad un prete per confessarsi, a loro modo di vedere basterebbe solo rivolgersi direttamente a Dio per chiedergli perdono.
Se da un lato è vero che Dio agisce direttamente quando e come vuole, è anche vero che nel Vangelo è scritto questo "quando e come": Gesù è stato molto chiaro al riguardo rivolgendosi agli Apostoli: "A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati" (Gv 20,23). Questo mandato è stato trasmesso dagli apostoli ai loro successori, i vescovi. I vescovi a loro volta, estendono questa loro facoltà ai preti. Occorre anche ricordare che tutti i sacramenti non si possono dare da se stessi.
Va anche considerato il fatto che quando uno pecca, danneggia se stesso e danneggia anche la Chiesa. La Chiesa viene descritta da S.Paolo come un corpo nel quale "se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui" (1 Cor 12,26). I teologi chiamano questa solidarietà nella Chiesa: "Comunione dei Santi". Ogni volta che pecchiamo, sul lato spirituale compiamo un danno a tutta la Chiesa. Nella Confessione si domanda anche perdono alla Chiesa proprio per questo danno.
Un'ultima considerazione da fare consiste nel fatto che nell'assoluzione fai-da-te si rischia di perdere il senso oggettivo di sé non dovendo più confrontarsi con nessuno correndo il grande rischio di prendere due strade terribili: quella dello scrupolo eccessivo o quella dell'indifferenza. Lo scrupolo eccessivo indica una scarsa fiducia nella misericordia di Dio: capita questo quando ci si concentra solo su se stessi vedendo i propri difetti e limiti come insormontabili e sentendosi condannati da essi. L'indifferenza è una zona grigia verso cui si giunge a furia di auto-assoluzioni arrivando a giustificare qualsiasi cosa che si è fatto o detto ritenendosi migliori della gran parte dell'umanità.
Molte persone ritengono che non sia necessario rivolgersi ad un prete per confessarsi, a loro modo di vedere basterebbe solo rivolgersi direttamente a Dio per chiedergli perdono.
Se da un lato è vero che Dio agisce direttamente quando e come vuole, è anche vero che nel Vangelo è scritto questo "quando e come": Gesù è stato molto chiaro al riguardo rivolgendosi agli Apostoli: "A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati" (Gv 20,23). Questo mandato è stato trasmesso dagli apostoli ai loro successori, i vescovi. I vescovi a loro volta, estendono questa loro facoltà ai preti. Occorre anche ricordare che tutti i sacramenti non si possono dare da se stessi.
Va anche considerato il fatto che quando uno pecca, danneggia se stesso e danneggia anche la Chiesa. La Chiesa viene descritta da S.Paolo come un corpo nel quale "se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui" (1 Cor 12,26). I teologi chiamano questa solidarietà nella Chiesa: "Comunione dei Santi". Ogni volta che pecchiamo, sul lato spirituale compiamo un danno a tutta la Chiesa. Nella Confessione si domanda anche perdono alla Chiesa proprio per questo danno.
Un'ultima considerazione da fare consiste nel fatto che nell'assoluzione fai-da-te si rischia di perdere il senso oggettivo di sé non dovendo più confrontarsi con nessuno correndo il grande rischio di prendere due strade terribili: quella dello scrupolo eccessivo o quella dell'indifferenza. Lo scrupolo eccessivo indica una scarsa fiducia nella misericordia di Dio: capita questo quando ci si concentra solo su se stessi vedendo i propri difetti e limiti come insormontabili e sentendosi condannati da essi. L'indifferenza è una zona grigia verso cui si giunge a furia di auto-assoluzioni arrivando a giustificare qualsiasi cosa che si è fatto o detto ritenendosi migliori della gran parte dell'umanità.
COME CI SI CONFESSA?
Dopo aver fatto un attento esame di coscienza, ci si reca da un prete per chiedere di essere confessati.
Si inizia con il segno della Croce perché il colloquio che si sta per iniziare è fatto nel nome della Santissima Trinità, non si tratta quindi di fare una seduta dallo psicologo, né di trovare qualcuno con cui parlare dei fatti avvenuti nel borgo.
Dopo l'invito del prete, occorre dire da quanto tempo è che non ci si accosta a questo sacramento ed iniziare ad elencare i propri peccati cercando di essere il più completi possibile: se si nascondesse appositamente qualcosa, la confessione sarebbe nulla.
A questo punto il prete vi aiuta a capire, alla luce degli insegnamenti di Gesù, quali cose compiere per evitare di ricadere negli stessi peccati. Il prete ha anche il compito di capire se esistono le condizioni per poter ricevere l'assoluzione: la contrizione (dispiacere forte) o la compunzione (paura per le conseguenze) per i propri peccati ed il proposito di non ripeterli più (basta la ferma volontà, anche se si teme di non essere sempre capaci di riuscirci).
Il prete indica poi ciò che viene chiamata "penitenza" o "soddisfazione": può essere una o più preghiere oppure delle azioni buone da compiere a favore di qualcuno. La penitenza non è un pagamento a Dio! Solo Gesù ha pagato per i nostri peccati.
La confessione termina con l'Assoluzione, vale a dire con il Perdono di Dio e della Chiesa per i peccati compiuti.
Dopo aver fatto un attento esame di coscienza, ci si reca da un prete per chiedere di essere confessati.
Si inizia con il segno della Croce perché il colloquio che si sta per iniziare è fatto nel nome della Santissima Trinità, non si tratta quindi di fare una seduta dallo psicologo, né di trovare qualcuno con cui parlare dei fatti avvenuti nel borgo.
Dopo l'invito del prete, occorre dire da quanto tempo è che non ci si accosta a questo sacramento ed iniziare ad elencare i propri peccati cercando di essere il più completi possibile: se si nascondesse appositamente qualcosa, la confessione sarebbe nulla.
A questo punto il prete vi aiuta a capire, alla luce degli insegnamenti di Gesù, quali cose compiere per evitare di ricadere negli stessi peccati. Il prete ha anche il compito di capire se esistono le condizioni per poter ricevere l'assoluzione: la contrizione (dispiacere forte) o la compunzione (paura per le conseguenze) per i propri peccati ed il proposito di non ripeterli più (basta la ferma volontà, anche se si teme di non essere sempre capaci di riuscirci).
Il prete indica poi ciò che viene chiamata "penitenza" o "soddisfazione": può essere una o più preghiere oppure delle azioni buone da compiere a favore di qualcuno. La penitenza non è un pagamento a Dio! Solo Gesù ha pagato per i nostri peccati.
La confessione termina con l'Assoluzione, vale a dire con il Perdono di Dio e della Chiesa per i peccati compiuti.
CHI SI PUÒ CONFESSARE?
Tutti coloro che sono stati battezzati ed hanno vissuto la loro prima confessione durante il cammino catechistico.
Anche se tutti possono confessarsi, non tutti possono ricevere l'assoluzione.
Per ricevere l'assoluzione occorre che ci si accosti alla confessione con il fermo desiderio di non ripetere gli stessi peccati compiuti. Per esempio un convivente o uno sposato solo col rito civile è una persona che ha rifiutato il sacramento del matrimonio (o che ha accettato di non viverlo accogliendo la richiesta del proprio partner), questo è un peccato (cfr 1 Timoteo 1,10): per poter ricevere l'assoluzione occorre avere il fermo proposito di concludere la convivenza, magari con la celebrazione del proprio matrimonio. La stessa cosa vale per altre situazioni che non si desiderano togliere (avarizia, prepotenza...)
Può capitare che ci si avvicini ad un prete che assolve anche coloro che non potrebbero essere assolti: in realtà costui si prende gioco di quelle persone pur di apparire più all'avanguardia dei suoi confratelli; purtroppo c'è da dire che quell'assoluzione non è valida e quindi i peccati di quella persona in realtà non sono mai stati sacramentalmente perdonati.
LE PERSONE CHE NON POSSONO RICEVERE L'ASSOLUZIONE SONO DESTINATE ALL'INFERNO?
Nessuno è destinato all'inferno! Gesù ha offerto la sua vita per tutti e non è possibile condannare coloro per i quali Cristo ha versato il suo sangue. Coloro che non possono ricevere l'assoluzione sono chiamati ad attivare tutti i canali di misericordia che Dio ci ha offerto: la preghiera (soprattutto il Padre Nostro e la partecipazione alla S.Messa), l'amore fraterno e l'affidamento alla misericordia di Dio (anche con delle piccole rinunce).
In una situazione di pericolo di vita (come può essere prima di un intervento chirurgico) anche coloro che normalmente non possono ricevere l'assoluzione, possono essere assolti.
COME "TOGLIERE" UNA SCOMUNICA?
L'aborto voluto e procurato è un peccato particolarmente grave anche se è accettato dalla legge italiana. Per questo peccato chiunque viene coinvolto nella scelta e nell'esecuzione incorre anche nella scomunica-automatica "latae sententiae". Questo tipo di provvedimento non pone le persone coinvolte fuori dalla Chiesa, ma impedisce loro di accedere ai sacramenti, in vista di una attenta riconsiderazione della scelta fatta. La scomunica non è indelebile, è uno strumento che ha un suo valore finché è utile alla conversione della persona che è stata coinvolta.
Nel momento in cui la persona scomunicata desidera riprendere a vivere in pienezza i sacramenti si deve recare a confessarsi da un sacerdote abilitato a "togliere" la scomunica: può essere un vescovo, il penitenziere diocesano, un francescano, un domenicano, un cappellano ospedaliero, un prete che confessa nella Cattedrale Duomo di Torino, alla Consolata, a Maria Ausiliatrice, alla Madonna della Salute, nel santuario N.S.di Lourdes in Selvaggio e in Forno di Coazze.
I preti che non hanno la possibilità di "togliere" la scomunica possono ugualmente agire in due incontri: nel primo avviene la confessione, nel secondo avviene la remissione della scomunica. Tra i due incontri il prete riceve dal penitenziere l'autorizzazione alla remissione della scomunica.
La scomunica avviene anche nel caso in cui si registrano le confessioni... anche in questo caso si segue lo stesso percorso per "toglierla".
Chi profana l'Eucaristia (atti dissacranti, messe nere etc.) incorre in un tipo di scomunica più grave. Per "togliere" questo tipo di scomunica occorre rivolgersi al Papa o al Penitenziere Apostolico a Roma.
Resta inteso, anche in questo caso, che in pericolo di vita si possa sempre ricevere l'assoluzione e la remissione dalle scomuniche.
Tutti coloro che sono stati battezzati ed hanno vissuto la loro prima confessione durante il cammino catechistico.
Anche se tutti possono confessarsi, non tutti possono ricevere l'assoluzione.
Per ricevere l'assoluzione occorre che ci si accosti alla confessione con il fermo desiderio di non ripetere gli stessi peccati compiuti. Per esempio un convivente o uno sposato solo col rito civile è una persona che ha rifiutato il sacramento del matrimonio (o che ha accettato di non viverlo accogliendo la richiesta del proprio partner), questo è un peccato (cfr 1 Timoteo 1,10): per poter ricevere l'assoluzione occorre avere il fermo proposito di concludere la convivenza, magari con la celebrazione del proprio matrimonio. La stessa cosa vale per altre situazioni che non si desiderano togliere (avarizia, prepotenza...)
Può capitare che ci si avvicini ad un prete che assolve anche coloro che non potrebbero essere assolti: in realtà costui si prende gioco di quelle persone pur di apparire più all'avanguardia dei suoi confratelli; purtroppo c'è da dire che quell'assoluzione non è valida e quindi i peccati di quella persona in realtà non sono mai stati sacramentalmente perdonati.
LE PERSONE CHE NON POSSONO RICEVERE L'ASSOLUZIONE SONO DESTINATE ALL'INFERNO?
Nessuno è destinato all'inferno! Gesù ha offerto la sua vita per tutti e non è possibile condannare coloro per i quali Cristo ha versato il suo sangue. Coloro che non possono ricevere l'assoluzione sono chiamati ad attivare tutti i canali di misericordia che Dio ci ha offerto: la preghiera (soprattutto il Padre Nostro e la partecipazione alla S.Messa), l'amore fraterno e l'affidamento alla misericordia di Dio (anche con delle piccole rinunce).
In una situazione di pericolo di vita (come può essere prima di un intervento chirurgico) anche coloro che normalmente non possono ricevere l'assoluzione, possono essere assolti.
COME "TOGLIERE" UNA SCOMUNICA?
L'aborto voluto e procurato è un peccato particolarmente grave anche se è accettato dalla legge italiana. Per questo peccato chiunque viene coinvolto nella scelta e nell'esecuzione incorre anche nella scomunica-automatica "latae sententiae". Questo tipo di provvedimento non pone le persone coinvolte fuori dalla Chiesa, ma impedisce loro di accedere ai sacramenti, in vista di una attenta riconsiderazione della scelta fatta. La scomunica non è indelebile, è uno strumento che ha un suo valore finché è utile alla conversione della persona che è stata coinvolta.
Nel momento in cui la persona scomunicata desidera riprendere a vivere in pienezza i sacramenti si deve recare a confessarsi da un sacerdote abilitato a "togliere" la scomunica: può essere un vescovo, il penitenziere diocesano, un francescano, un domenicano, un cappellano ospedaliero, un prete che confessa nella Cattedrale Duomo di Torino, alla Consolata, a Maria Ausiliatrice, alla Madonna della Salute, nel santuario N.S.di Lourdes in Selvaggio e in Forno di Coazze.
I preti che non hanno la possibilità di "togliere" la scomunica possono ugualmente agire in due incontri: nel primo avviene la confessione, nel secondo avviene la remissione della scomunica. Tra i due incontri il prete riceve dal penitenziere l'autorizzazione alla remissione della scomunica.
La scomunica avviene anche nel caso in cui si registrano le confessioni... anche in questo caso si segue lo stesso percorso per "toglierla".
Chi profana l'Eucaristia (atti dissacranti, messe nere etc.) incorre in un tipo di scomunica più grave. Per "togliere" questo tipo di scomunica occorre rivolgersi al Papa o al Penitenziere Apostolico a Roma.
Resta inteso, anche in questo caso, che in pericolo di vita si possa sempre ricevere l'assoluzione e la remissione dalle scomuniche.